ore 21.00
Domenica ore: 18:30
prezzo biglietto: 15 euro – ridotto: 12 euro
(bar aperto per aperitivo dalle 20.00 – domenica dalle 17:30)
ore 21.00
Domenica ore: 18:30
prezzo biglietto: 15 euro – ridotto: 12 euro
(bar aperto per aperitivo dalle 20.00 – domenica dalle 17:30)
LùMINA
Creato e interpretato da Roberta Sciortino e Lorenzo Marchi
La morte può essere anche un viaggio verso qualcosa di diverso e non necessariamente la fine di tutto.
Questo accade al nostro anziano pittore. Egli trascorre la sua esistenza vivendo per dipingere la sua argentea Luna, unico soggetto dei suoi quadri e poetica ossessione. Le sue giornate si snocciolano con allegria tra episodi più o meno paradossali, con figure e ospiti che si alternano brillantemente sul palco. Per il resto del tempo il pittore attende in solitudine il magico momento in cui può lasciarsi ispirare dal cielo notturno. Poi, ad un tratto, l’inaspettato. Un mal di cuore che lo debilita al punto da impedirgli di fare l’unica cosa che dà senso alle sue giornate: dipingere. Il pittore tuttavia, non cede e si rimette all’opera con tutta la passione di cui è capace. Guardando nel suo prezioso telescopio, assiste a qualcosa di incredibile: la Luna decide di cadere dal cielo sulla terra, piombando in casa sua. Da quell’istante inizia il capovolgimento del piano tra sogno e realtà. Sarà la stessa Luna, sotto forma umana, che riporterà il pittore davanti alla tela, incontro notturno dopo incontro notturno, gioco dopo gioco, come in un magico valzer. Il pittore adesso è pronto per l’ultimo ritratto alla sua musa, l’ultimo prima di svanire sulla terra lasciando solo un’ombra di pennello. Uno spettacolo che somiglia ad una favola che parla di passione e dolcezza, di vita e di morte. Un duo di maschere mute che si esprimono con un linguaggio universale, accompagnate da una musica creata apposta per loro, respiro e colonna sonora.
Il progetto “L ù m i n a” nasce dall’esigenza di mettere in scena un teatro universale, adatto a qualunque età, che possa essere rappresentato ovunque e confrontarsi con qualsiasi territorio,
attraverso il linguaggio del teatro fisico, frutto delle conoscenze acquisite da parte degli autori e attori, riguardo il “Teatro di Figura”, il “Mimo”, il “Teatro di Maschera” e il “Clown”. Un teatro,
dunque, che non ha bisogno di parole, fatto di corpi in movimento, maschere quotidiane e mondi, quello ordinario e quello onirico, che si intrecciano tra loro in un’unica dimensione esistenziale. Una storia fatta di desideri, paure, angosce e ambizioni, che parla del naturale decorso della nostra vita, nonostante il nostro attaccamento ad essa. Il racconto si apre sull’arrivo inevitabile di signora morte, ma offre un nuovo punto di vista. L’intento è quello di avvicinare a noi qualcosa che spesso ci spaventa, parlare di una passione che, a volte, salva. Nell’ideazione e lavorazione dello spettacolo, sin dall’inizio, l’attenzione è stata posta sulla maschera come elemento chiave per far “vivere” i personaggi sulla scena. La tecnica di realizzazione e modellazione è basata sulle abilità acquisite da Lorenzo Marchi, ideatore e attore dello spettacolo insieme a Roberta Sciortino, e sulla loro comune esperienza nel lavoro su maschera. Questo tipo di linguaggio è stato scelto per la sua capacità di emozionare attraverso forme e movimenti in grado di creare una magia silenziosa, capace di suggestionare l’Io primitivo dello spettatore. L’utilizzo della maschera, di abiti appositamente creati e di deformazioni, conferiscono agli attori delle alterazioni fisiche e permettono loro di poter interpretare diversi personaggi senza riconoscerne l’identità. Un lavoro totalmente a servizio di queste creature silenziose e magnetiche, per cui l’attore “sparisce” quando inizia la loro vita sul palco. Una sessione di lavoro è stata particolarmente attenta e dedicata alla creazione della “partitura ritmica” dello spettacolo. Un tappeto di suoni, sequenze e atmosfere melodiche che lavorano a supporto delle azioni dei personaggi e ne amplificano o ne esaltano il significato. Durante la scena, il silenzio o il “rumore” non è mai casuale, ma sempre eseguito come parte integrante della storia. Tutto è silenzio e in quel silenzio, tutto è ritmo.