ore 21.00
Domenica ore: 18:00
prezzo biglietto: 15 euro – ridotto: 12 euro
(bar aperto per aperitivo dalle 20.00)
ore 21.00
Domenica ore: 18:00
prezzo biglietto: 15 euro – ridotto: 12 euro
(bar aperto per aperitivo dalle 20.00)
MISTERO PROFANO – all’uscita
Di Luigi Pirandello
Regia Cinzia Maccagano
Pirandello ne All’Uscita sembra voler individuare come spazio medianico il palcoscenico, dove far consumare il transito dei morti. Insolitamente per l’autore, la scena ci conduce non in uno spazio chiuso, da salotto, ma in uno spazio oltre, dove i protagonisti parlano continuamente di un aldiquà, il mondo, e di un aldilà che però rinvia ancora alla “Terra”. I personaggi che si contrappongono sono, più che morti, “apparenze”, più che vivi, “aspetti della vita”, separati da una porta, come nella migliore tradizione alchimistica.
Abbiamo voluto dare allo spettacolo come titolo quello che era già il sottotitolo indicato dall’autore: Mistero profano. Infatti nel testo c’è il tentativo di svelare un mistero attraverso una visione non mistica, ma tutta impregnata dell’umano sentire. Il ferocissimo duello tra uomo e donna, certamente legato al loro rispettivo ruolo nella società, qui mediato dalla figura terza, quasi un analista, dopo essersi espresso fino a sfociare nel femminicidio, si rivela superato dal dramma più grande della non-realizzazione, non-soddisfazione di sé, della identità incompiuta. I personaggi astratti e così simbolicamente rappresentati dallo stesso Pirandello già nel nome (Filosofo, Uomo Grasso, Donna Uccisa), stimolano ad una messa in scena ancora più espressionista e astratta. La trattazione filosofica che Pirandello fa fare alle sue “apparenze” circa l’essenza dell’uomo e il suo ruolo nel contesto sociale, costituisce un punto di partenza fondamentale per la rilettura del breve atto unico, attraverso una messa in scena che amplifica il divario tra realtà e finzione, tra essenza e apparenza, tra desiderio e destino, al punto da creare una sorta di “fabula” per adulti, onirica e al tempo stesso crudele. Ad acuire questo divario, l’apparizione finale degli “aspetti della vita”: irrompono loro malgrado con i suoni concreti del mondo, della natura, come fossero al di là di una finestra, quell’unico spiraglio da cui ancora si vede quello che fino a un attimo fa era la vita reale, e che ora, è solo una visione che sa poco di vero. Con l’idea di questa cornice di concreto in un dramma rarefatto, assumono le fattezze di fantocci in un teatrino. Gli interrogativi sull’identità e sulla ragion d’essere non avranno risposte, ma si sublimeranno in uno scontro tra Terra e “Iperuranio”, dove l’essenza vincerà sull’apparenza.