dal giovedì al sabato ore 21.00 – domenica ore 17.00
biglietti: interi 15 euro, ridotti 12 euro
- Questo evento è passato.
Venere in pelliccia
15 Ottobre 2020 - 18 Ottobre 2020
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Pubblicato da TeatroLoSpazio 6 ottobre 2020
VENERE IN PELLICCIA
di David Ives
“Siamo tutti facili da spiegare, ma non da districare.”
Compagnia
Sinossi
Una sala teatrale vuota, al termine di una lunga estenuante giornata di provini deludenti. È un tardo pomeriggio piovoso.
Thomas, tormentato regista alle prese con un nuovo allestimento teatrale per il quale sta cercando disperatamente un’attrice che interpreti il raffinato ruolo di Wanda von Dunayev, si attarda tra le luci soffuse del palco.
È in procinto di uscire ma qualcosa lo trattiene. È evidentemente inquieto, confuso, frustrato. Sembra impossibile trovare un’interprete, giovane o anche matura, perlomeno sexy, ma così sofisticata e colta da coprire questo ruolo fortemente seducente.
Wanda von Dunayev è infatti la protagonista di un classico della letteratura erotica, “Venere in pelliccia” di Leopold von Sacher-‐Masoch.
Con questo romanzo dell’ottocento si impone il termine“masochismo”.
All’esterno, il temporale avanza, quasi a invadere il vuoto della sala.
Ed ecco che dall’ingresso del teatro appare una donna, fradicia di pioggia, proprio come se fosse stata catapultata da un tuono. È una donna piuttosto volgare e sboccata, vestita di cuoio e borchie, secondo l’immagine più iconografica e sciatta dell’erotismo.
E, strana coincidenza, si chiama Wanda, proprio come la protagonista del romanzo di Sacher-Masoch.
In un confine sottile tra realtà e finzione, tra innocenza e perversione, Wanda e Thomas si abbandonano gradualmente a un gioco sempre più conturbante di dominazione e dipendenza, come risucchiati in un vortice inevitabile, dal quale solo uno di loro potrà uscire vincitore.
Un corpo a corpo provocante e sexy da cui Roman Polansky ha realizzato l’omonimo film che, a tratti, ha senz’altro suggestionato alcuni segni registici di questo spettacolo.
Note di regia
“Siamo tutti facili da spiegare, ma non da districare”
Una sala teatrale vuota, al termine di una lunga estenuante giornata di provini deludenti. È un tardo pomeriggio piovoso. Thomas, tormentato regista alle prese con un nuovo allestimento teatrale per il quale sta cercando disperatamente un’attrice che interpreti il raffinato ruolo di Wanda von Dunayev, si attarda tra le luci soffuse del palco. È in procinto di uscire ma qualcosa lo trattiene. È evidentemente inquieto, confuso, frustrato. Sembra impossibile trovare un’interprete, giovane o anche matura, perlomeno sexy, ma così sofisticata e colta da coprire questo ruolo fortemente seducente. Wanda von Dunayev è infatti la protagonista di un classico della letteratura erotica, “Venere in pelliccia” di Leopold von Sacher-Masoch. Con questo romanzo dell’ottocento si impone il termine “masochismo”.
All’esterno, il temporale avanza, quasi a invadere il vuoto della sala. Ed ecco che dall’ingresso del teatro appare una donna, fradicia di pioggia, proprio come se fosse stata catapultata da un tuono. È una donna piuttosto volgare e sboccata, vestita di cuoio e borchie, secondo l’immagine più iconografica e sciatta dell’erotismo. E, strana coincidenza, si chiama Wanda, proprio come la protagonista del romanzo di Sacher-Masoch.
In principio Thomas non le presta attenzione. Non può certo essere lei l’interprete in grado di coprire un ruolo così altero ed elegante. Costretto infine a farle il provino, ne rimane gradualmente affascinato, fino a lasciarsi sedurre dal talento sensuale e oscuro di questa misteriosa attrice/donna, venuta dalla pioggia.
La messa in scena del testo esalta il gusto gotico e noir nei dialoghi serrati, mai dilatati, dove le vicende si accavallano e si amalgamano, come un solo respiro. Il contemporaneo si sovrappone al dialogo ottocentesco, mentre il commento musicale, nel suo alternarsi tra minimalista e barocco, avviluppa il susseguirsi delle vicende in una luce vagamente onirica.
In un confine sottile tra realtà e finzione, tra innocenza e perversione, Wanda e Thomas si abbandonano gradualmente a un gioco sempre più conturbante di dominazione e dipendenza, come risucchiati in un vortice inevitabile, dal quale solo uno di loro potrà uscire vincitore.
Un corpo a corpo provocante e sexy da cui Roman Polansky ha realizzato l’omonimo film che, a tratti, ha senz’altro suggestionato alcuni segni registici di questo spettacolo.
Dicono dello spettacolo
“So bene cosa sia il masochismo, faccio teatro”. Patrizia Bellucci, nella parte di Vanda, fa capire dall’inizio che non è l’ingenua e sprovveduta che vuol far credere o che il regista Gianni De Feo, nella parte di Thomas, pensa di soggiogare.
Come nel film di Polanski i due attori si rincorrono e si ribaltano, recitano per interpretare i personaggi del romanzo di Sacher- Masoch, per poi svelare se stessi “perché il difficile è districare qualcuno”.
Recitando qualcun altro si finisce per conoscere meglio se stessi, potrebbe essere questo l’altro dono catartico del fare Teatro. In un periodo di ‘chiusura’, il teatro può ancora una volta rappresentare la riapertura mentale e fisica di un mondo nascosto. Riprendere a sentire il proprio corpo come sensibilità e risposta della propria mente.
Patrizia Bellucci incanta con la sua bellezza, ma anche con le sue parole ben scandite che rivendicano un femminismo (inaspettato) fatto di anima consapevole dei propri limiti e del proprio potere ma anche di corpo che vuole mostrarsi e incantare.
Il Teatro Lo Spazio, come nella sua migliore tradizione, inaugura il suo palcoscenico, ripartendo dalla trasgressione e lo fa con un grande classico, l’adattamento di un romanzo passato alla storia dello scandalo.
Lo spettacolo, fedele alla pièce originale, è accomunato in alcuni tratti registici al film di Roman Polanski e insiste particolarmente sull’aspetto della metamorfosi maschile in creatura femminilizzata e privata del proprio Io, tanto preponderante all’inizio del gioco delle parti; le musiche, molto presenti, contribuiscono a tratteggiare quella coltre di surrealtà che permea la trasposizione della sala vuota, e l’elezione simbolica degli oggetti scenici.
Immancabili le sfumature comiche e grottesche, e le strizzate d’occhio alla realtà vissuta quotidianamente da tutti.
L’inaugurazione della nuova stagione del teatro Lo Spazio ha inizio con uno spettacolo sicuramente di grande impatto, fedele a un’opera ormai divenuta classico contemporaneo.